Viaggio nell’Italia dei Beni Comuni
Paolo Cacciari, Marotta e Cfiero editori, Napoli., febbraio 2012
Viaggio nell’Italia dei beni comuni
Cosa tiene assieme un bosco e un teatro, un pastificio e un condominio, un acquedotto e un convento, un presidio e un orto, una laguna e un borgo, cento tetti fotovoltaici e i beni confiscati alle mafie, questo libro con tante altre esperienze di gestione condivise di beni e servizi comuni di cui nemmeno conosciamo l’esistenza?
Il volume individua e indaga una serie di ventiquattro casi di beni comuni già all’opera sparsi in tutta Italia gestiti con modalità non convenzionali e con una forte valenza partecipativa diretta e autenticamente democratica. Tratta di proprietà collettive di diverso genere, origine e costituzione.
Come i casi descritti, anche questo libro è un bene collettivo e autoprodotto. L’obiettivo che ci siamo dati è offrire una panoramica (nient’affatto esaustiva) delle potenzialità che offrono forme di gestione di beni e servizi fuori dalle logiche del mercato profit-oriented. Forme miste, tradizionali o modernissime, che in alcuni casi risalgono a consuetudini secolari, in altri seguono decisioni razionalissime di persone che hanno scelto liberamente di mettere in comune i propri saperi e i propri averi. I commons (già indagati dal premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom) non sono affatto relitti di epoche passate, ma una indicazione per aiutarci ad immaginare un altro domani, un’altra modernità, un altro modo di concepire le relazioni umane.
Il volume, curato da Paolo Cacciari, Nadia Carestiato e Daniela Passeri, è aperto da un saggio di Alberto Lucarelli, Verso la democrazia del “comune”.
Percorrendo l’Italia da Levante a Ponente, i casi analizzati sono:
Riace ospitale (Giovanni Maiolo e Anna Maria Graziano). L’acqua di Napoli: storia partecipata della ripubblicizzazione (Renato Briganti). Libri in comune (Ileana Bonadies). L’autoricostruzione a Pescomaggiore (Filippo Tronca). La Comunità di Marano e la sua laguna (Nadia Carestiato). Coltivare il bene comune sulle terre dei boss (Francesca Forno). I beni civici di Pesariis (Delio Strazzaboschi). L’Università degli Uomini di Costacciaro: ecologisti ante litteram (Barbara Mariotti). Il Teatro Valle: un cammino ri-costituente (Ugo Mattei). Spiazzi Verdi alla Giudecca: una comunità in costruzione (Eliana Caramelli). La Casa dei Beni Comuni a Venezia (assemblea del Laboratorio Morion). Il Consorzio degli Uomini di Massenzatica: reddito e occupazione per la comunità (Carlo Ragazzi). Le Regole che salvano la montagna (Edoardo Nannetti). I casali occupati del Monte Peglia (Barbara Colombo e Prem Singh). Le clarisse di Camposampiero: il monastero come esempio di gestione collettiva (Lucia Piani). I coltivatori si fanno la pasta: la storia della cooperativa Iris (Chiara Spadaro). Un condominio in co-housing a Fidenza (Daniela Passeri). Il sole in comune a Morbegno (Mauro Del Barba). Le terre civiche in Ogliastra: un progetto di sviluppo locale (Stefania Aru, Davide Cao, Mauro Frau, Patrizio Manca, Maria Giuseppina Antonella Seoni). Il pane comune in Brianza (Daniela Passeri). I consorzi idrici nell’Oltrepo Pavese (Emilio Molinari). Il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino (Daniela Passeri). Torri Superiore, un borgo recuperato (Lucilla Borio e Massimo Candela). Val di Susa, territorio a “titolarità diffusa” (Chiara Sasso).,